La Tribuna – Tra giochi e servizio mensa per i genitori è un salasso. Un aiuto dal welfare



Le offerte sono tantissime e includono anche attività particolari come il parkour. Si arriva anche a 650euro a settimana, si parte quasi sempre da oltre cento euro.

 

Doveva essere colpa del Covid, della necessità di un maggior numero di operatori per gruppi sempre più ristretti di bambini, dell’impennata del costo dei materiali, ma soprattutto doveva essere qualcosa di temporaneo. E, invece, il prezzo dei centri estivi non solo non è diminuito, ma è addirittura aumentato rispetto all’anno scorso.  E così, anche per quest’estate, i genitori che lavorano hanno dovuto svenarsi per trovare il posto e l’attività dove mandare i propri figli.

Le offerte sono tantissime, per lo più a sfondo sportivo, ma anche culturale: si va dagli sportcamp che fanno provare vari sport, anche quelli meno mainstream come climbing e parkour, fino alle attività culturali: settimane in lingua inglese oppure attività all’interno dei musei cittadini o nelle fondazioni. Insomma c’è l’imbarazzo della scelta, anzi no. Perché poi alla fine la scelta viene fatta in base al costo e quando si devono sistemare due o più figli, la variabile prezzo diventa la principale, se non l’unica da tenere in considerazione.

Andando sul concreto il costo medio dei centri estivi in città è di 120 euro a settimana, che significa 480 euro al mese da moltiplicare per due se si hanno due figli. Un salasso. Per fare un po’ di esempi: per partecipare una settimana al Summer Camp in Ghirada ci vogliono 160 euro con merenda e pranzo compresi; 150 se invece si partecipa al camp in inglese organizzato dalla Cooperativa Comunica a Santa Maria del Rovere, in quel caso merenda e pranzo sono a carico della famiglia. Qualcosa in meno, cioè 120 a settimana per il centro estivo classico, organizzato sempre dalla Comunica per bambini che vanno dalla scuola dell’infanzia alle elementari. Poi c’è il Junior Camp, sempre a base sportiva al campo di rugby dei Ruggers a Monigo per partecipare alle attività servono 150 euro. Poi ci sono quelli che offrono esperienze più particolari: quello secondo i ritmi naturali, il Camp di Coco, 110 euro a settimana, stesso prezzo per chi vuole fare climbing e arrampicata allo Sportler, sempre 110 euro a settimana per il camp Multisport di Paese. Poi i prezzi salgono se si scelgono i corsi in lingua che arrivano a 250 euro a settimana, oppure quelli tecnologici e di intelligenza artificiale che sono quelli proposti da H-Farm, con prezzi alla portata di famiglie realmente benestanti (i prezzi partono da 650 euro).

“Era lievitato in periodo Covid ma in quell’occasione c’erano delle motivazioni, e da allora non sono più scesi, anche se il rapporto educatore/bambino è tornato ad essere quello di pre-pandemia. Tanto alla fine molti sono costretti a usufruire del servizio, quindi perché abbassarli?”, commenta una mamma a cui fa eco un’altra “Io ho due figli e oltre a sbancarmi farò i salti mortali a portarli perché hanno due età diverse e non me li prendono nello stesso posto”. Il tema centri estivi diventa un incubo ancor prima che l’estate si avvicini, le famiglie cominciano a organizzarsi – e a risparmiare- già all’inizio della primavera. La soluzione di molti è ripiegare sui Grest, attività offerte dalle parrocchie a prezzi agevolati (vanno dai 30 ai 50 euro a settimana), peccato che le attività siano disponibili solo per poche ore e solo la mattina. E allora la domanda sorge spontanea: come fanno i genitori che invece lavorano tutto il giorno dalla mattina alla sera e non hanno sostegni? Ricorrere a risparmi e welfare, la soluzione più immediata.

 

Aiuti anche da Ebicom e Ebt per 37 mila realtà del terziario

Nelle aziende del settore la metà di dipendenti sono donne, tanti gli strumenti messi a disposizione per conciliare vita e lavoro.

Da quest’anno, gli enti bilaterali del terziario EbiCom ed EbtTreviso sostengono le famiglie di lavoratori e lavoratrici dipendenti di aziende del terziario aderenti ad uno degli enti con figli in età scolare con un nuovo contributo, fino a 200 euro all’anno per figlio, per la copertura dei costi dei centri estivi, siano essi comunali, privati o parrocchiali.

“Abbiamo inserito da quest’anno questo nuovo contributo – spiega il presidente Adriano Bordignonper venire incontro alle spese delle famiglie con figli, in aggiunta ai contributi per le spese di abbonamento ai trasporti scolastici, ai libri di testo, alle tasse universitarie. Un progetto, quello della bilateralità, che investe sull’educazione e sulla formazione a 360 gradi, in tutte le fasi dell’età dei figli, a sostegno di lavoratori e lavoratrici occupati in aziende del terziario e quindi esposti a turni e orari prolungati. Nelle oltre 37mila unità locali attive nel terziario, oltre la metà dei dipendenti sono donne (commercio, turismo, pubblici esercizi, ditte di pulizie ed accudimento), quindi la platea che sente il bisogno di supporti di conciliazione è molto ampia”.

“Il contributo centro estivo – sottolinea la vicepresidente di EBiCom Patrizia Manca – è un nuovo strumento che ribadisce il nostro impegno a favore della conciliazione vita-lavoro. Sostenere la genitorialità significa sostenere le donne, le famiglie, il mondo del lavoro, delle imprese e la società tutta. Al “centro estivo”, inteso come agenzia educativa integrativa rispetto alla formazione tradizionale, è un concetto cui teniamo molto. Nella nostra provincia, i centri estivi e i grest offrono varie opportunità di crescita e divertimento”.

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